Orari negozi, si parte. Chiusure di domenica: tante bocciature.

In Commissione Attività produttive alla Camera è stata depositata la proposta di legge che regolamenta le chiusure domenicali delle attività commerciali.

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Orari negozi, si parte. Chiusure di domenica: tante bocciature.

Orari dei negozi e chiusure domenicali: si (ri)comincia. In Commissione Attività produttive alla Camera è stata depositata la proposta di legge che regolamenta le chiusure domenicali delle attività commerciali.

Al via dunque l’iter della proposta, che da lunedì sarà esaminata in Commissione e poi in Aula. Il compromesso fra Lega e Cinque Stelle è stato raggiunto su un testo che prevede aperture domenicali per la metà delle domeniche, 26 su 52, e per 4 festività su 12. Saranno poi le Regioni a decidere quali dovranno essere le aperture standard e le festività nelle quali i negozi potranno lavorare. Si riaccende dunque la polemica. Il tema della regolamentazione del commercio, dopo una lunga serie di audizioni avviate lo scorso autunno, torna dunque alla ribalta insieme agli opposti schieramenti che da subito si sono dipanati nei confronti della volontà di superare il regime di liberalizzazione degli orari. L’accordo fra le proposte di Lega e M5S è stato trovato su un testo che concede, come si legge sulla Repubblica, “26 aperture su 52, cioè una domenica su due, e deroghe per gli altri giorni di aperture nelle festività nazionali (laiche  e religiose), 4 su 12, a discrezione di ogni singola Regione. Il testo prevede anche deroghe per i centri storici e i luoghi di attrazione turistica, in cui le domeniche di chiusura potranno essere concentrate nei periodi di bassa stagione”. Ci saranno delle eccezioni: potranno rimanere sempre aperti i servizi autostradali, quelli in stazioni, porti e aeroporti; cinema ed esercizi commerciali che si trovano dentro stadi e parchi divertimenti; rivenditori di generi di monopolio, giornalai, gastronomie, pasticcerie, gelaterie e rosticcerie; fiorai, librerie, negozi di mobili, dischi, antiquari, opere d’arte e artigianato locale. Subito sono iniziate le prime reazioni. Molte sono negative. Il Codacons boccia la proposta di legge presentata perché, dice l’associazione, “favorirà l’e-commerce, avrà ricadute negative su occupazione e Pil e introdurrà il caos e pesanti discriminazioni tra Comuni”. Sostiene il presidente Carlo Rienzi: “Tra i 12 e i 19 milioni di italiani fanno acquisti la domenica, e i giorni festivi rappresentano per loro l’unica occasione per dedicarsi allo shopping e alle compere. Privarli di tale possibilità attraverso misure che limitano le aperture domenicali, equivale a dirottare gli acquisti dei consumatori verso l’e-commerce che, a differenza dei negozi tradizionali, non subisce alcun vincolo o limitazione”. Il Codacons stima che l’aumento del giro d’affari del commercio elettronico sarà di 2,7 miliardi di euro nel primo anno come “effetto diretto” del divieto di apertura dei negozi. “La proposta di legge M5S-Lega creerà il caos nel settore del commercio e creerà disparità di trattamento inaccettabili a danno dei consumatori a seconda del comune di residenza – aggiunge Rienzi – Nelle zone turistiche, infatti, gli esercenti potranno scegliere il periodo dell’anno in cui rimanere aperti (inverno in montagna, estate al mare), mentre i comuni con più di 10mila abitanti saranno avvantaggiati rispetto ai piccoli centri, potendo mantenere aperti la domenica i negozi fino a 250 mq. Discriminazioni anche in base al settore merceologico, con pasticcerie, rosticcerie, gelaterie, fiorai, librerie e negozi di souvenir che potranno rimanere aperti a danno di tutti gli altri esercizi che non godranno di analoghe deroghe”. Critica anche Ancd Conad, la struttura politico-sindacale delle Cooperative aderenti al Consorzio Nazionale Conad.  “Il testo presentato dalle forze politiche di maggioranza, se approvato, determinerebbe effetti negativi sullo sviluppo e sulla ripresa economica del Paese, già in fase di recessione – sostiene in una nota – Non ne trarranno beneficio i consumi e, soprattutto, l’occupazione che potrebbe portare ad una diminuzione di 40.000 addetti nel solo settore della grande distribuzione organizzata. La proposta di legge presenta, inoltre, anche alcuni elementi di incostituzionalità. Riteniamo pertanto indispensabile che si proceda ad un nuovo ciclo di audizioni al fine di arrivare ad una soluzione che sia condivisa da tutte le categorie del commercio”. Secondo Federdistribuzione con le chiusure domenicali ci sarà meno occupazione, meno consumi e una spinta verso l’eCommerce. La sigla della distribuzione snocciola questi numeri: 30 mila occupati in meno, calo dei consumi per oltre 4 miliardi di euro, distorsioni nella concorrenza e disparità di trattamento fra i cittadini. “Ci sarà meno servizio ai consumatori, costretti a modificare le proprie abitudini di acquisto ormai consolidate da oltre 7 anni di aperture domenicali”, dice Federdistribuzione. “Cambieranno inoltre le dinamiche del mercato, dando ulteriore impulso all’ e-commerce e penalizzando il commercio fisico, che è un settore ad alta intensità occupazionale – prosegue – Perché riproporre questo tema nel momento in cui il Paese avrebbe invece bisogno di misure espansive? Siamo da sempre contrari a interventi che creino ostacoli all’attività d’impresa e alla libertà dei consumatori, e questo vale soprattutto in una fase economica nella quale questi fattori possono rappresentare un pilastro su cui costruire la ripresa dell’Italia”.

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