Nutella e tata Lucia

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C’è chi l’ha definita una «caduta di stile». La Tata Lucia che fa la pubblicità alla Nutella è un colpo basso a tutti quei genitori che si dannano per far mangiare ai loro figli i classici cibi salutari poco graditi dai bambini come frutta e verdura. Con questo spot la Ferrero ha fatto centro perché la protagonista è un punto di riferimento supereferenziato sia nei confronti dei genitori che dei figli.

Due target, però, che hanno una capacità di decodificazione dei messaggi pubblicitari «viziati». Per chiarirmi le idee ne ho parlato con un’esperta. A volte ritornano. Pensavo di essermene liberata e invece no. Accendo la tv e risento il campanello di una porta che suona a cui segue «Sono tata Lucia». Lo spot della Ferrero per il prodotto Nutella, in cui proprio la testimonial è una delle protagoniste del format Sos Tata, è tornato. Dalla Tata mi sarei aspettata metodi e segreti per non far più dire ai bambini «Non la mangio quella cosa verde!». Questo perché ogni volta che guardo Sos Tata sono portata a riflettere su modelli educativi e a volte non manca qualche senso di colpa. Insomma, la Tata Lucia che fa la pubblicità alla Nutella è un colpo basso nei confronti di genitori troppo spesso stressati dai «NO» dei loro figli a tavola o poco informati in tema nutrizionale. Parliamoci chiaro: se lo dice proprio la tata Lucia, la famosissima crema alla nocciola riceve uno speciale disco verde. E’ vero, nessun cibo va demonizzato e la Tata sottolinea giustamente come «a colazione servono delle regole – Ci si siede a tavola tutti insieme – E bisogna variarla ogni giorno!». Un po’ di pane e Nutella ogni tanto ce lo si può concedere. Ma è bene non dimenticare l’alto valore energetico di questo prodotto costituito soprattutto da zuccheri e grassi. Una porzione da 15 miseri grammi della crema ci garantisce 81 calorie, 8,5 gr di zuccheri e 4,7 gr di grassi. E 15 gr è quanto per spalmare di Nutella un fetta di pane medio-piccola.

Quando lo spot era stato lanciato nell’ottobre 2011, in molti avevano denunciato sul web una «caduta di stile» della tata Lucia. Nella mia ingenuità di giornalista pensai: «Sono pentiti non lo faranno più. Hanno capito che non era una gran trovata commerciale». E invece no! Allora comincio a pensare… e concludo che la Ferrero ha proprio fatto centro!

Personaggi famosi, sportivi o autorevoli sono sempre stati usati nelle pubblicità per referenziare il messaggio. Con tata Lucia come testimonial la Ferrero ha preso due piccioni con una fava. Perché la Tata, grazie alla popolarità del programma Sos Tata, è un riferimento per grandi e piccini! Due target che hanno una scarsa capacità di decodificazione dei messaggi pubblicitari. Per due motivi diversi, certo, ma pur sempre una fascia di mercato sensibile e con alta propensione al consumo. Decido così di parlarne con un’esperta, una persona che in materia di bambini e alimentazione ha una lunga esperienza scientifica e sul campo: una pediatra.

Intanto la pediatra conferma la mia conclusione: «Più piccoli sono i bambini, meno riescono non solo a decodificare i messaggi, ma proprio a capire che molte delle affermazioni sono irreali. Vari studi hanno verificato la capacità di differenziare gli spot pubblicitari dai programmi, e in genere questa capacità si sviluppa dopo i 7 anni. Attenzione però. Differenziare lo spot dal programma non vuol dire capire gli scopi dello spot che sono quelli di incrementare la vendita del prodotto. Inoltre se a 7 anni i bambini sono in grado di capire che stanno guardando uno spot per bambini, per i prodotti destinati a un’età superiore il linguaggio cambia e vengono utilizzati stimoli adeguati a un’età maggiore». I bambini sono dei consumatori con un’alta propensione al consumo ma senza portafoglio. Certo! Perché usano indirettamente quello dei loro genitori che di fronte alle loro richieste, unite a possibili sensi di colpa/alleggerimento della coscienza, difficilmente rispondo «NO».

E allora, forse anche i genitori hanno un procedimento di decodificazione viziato degli spot? «Anche i genitori devono essere educati a capire gli spot – spiega la pediatra – prima di tutto non è vero che i bambini devono mangiare solo e soltanto quello che gli piace» (unire gusto e salute… non più battaglie per la colazione perchè la mamma prepara quello che è gradito al bambino, etc). Poi i genitori devono imparare a leggere le etichette alimentari, questo eviterebbe loro di credere che tutti i presunti «tesori nutrizionali» reclamizzati siano veri.

Per esempio, i genitori dovrebbero imparare a leggere il contenuto di calcio reale in molti prodotti reclamizzati come straricchi di latte e quindi di questo minerale, e che invece contengono al massimo 50 grammi di latte pari ad un quarto di bicchiere di plastica… Due piccioni con una fava. Tesi confermata.

Ma alla fine, come dovrebbe essere la colazione ideale per i nostri piccoli? «Le porzioni devono essere adeguate all’età, quindi almeno un 200-250 grammi di latte o di yogurt per coprire parzialmente il bisogno di calcio che NON può essere coperto da merendine varie presumibilmente ricche di latte. Il latte non va zuccherato e possibilmente non va aggiunto cioccolato in varie forme… l’idea che il latte bianco sia roba da piccoli ”e quello col cioccolato roba da grandi” è un concetto indotto dalla pubblicità e non dalla scienza dell’alimentazione che comunque prende sempre in considerazione anche gli aspetti piacevoli del cibo». Qualcuno pensa mai ad un buon caffè d’orzo da aggiungere al latte? Al latte si possono aggiungere cereali o biscotti secchi (non frollini in genere troppo ricchi di grassi) e perché no? Un po’ di pane del giorno prima che è buonissimo nel latte e anche assolutamente perfetto per mantenere un buon senso di sazietà fino a metà mattinata o al pranzo verso le 12 se il piccolo frequenta la mensa scolastica.

«La frutta può essere aggiunta se il bambino è già un pochino più grandicello per raggiungere il 15% delle calorie totali giornaliere che dovrebbe essere la percentuale di calorie assunte con la colazione. Andrebbe anche bene una bella fetta di pane con marmellata». E se mio figlio non gradisce una colazione dolce? «Il latte può essere sostituito da latticini o un formaggio meno ricchi di grassi come la ricotta o primosale su una fetta di pane ed un frutto. Un’ultima cosa. E’ vero che l’alimentazione deve essere varia, ma sempre entro certi limiti. I momenti della sveglia e quello dell’andare a dormire sono quelli che possono essere i più legati a riti abitudinari (qualcuno di noi rinuncerebbe mai alla tazzina di caffè appena sveglio o ad altri riti del genere per prendere un giorno il tè, un altro la cioccolata o una tisana?) perciò se il bambino ama prendere sempre latte e pane o cereali (non al cioccolato) o altro non è necessario cambiare tipo di colazione durante la settimana. Ma soprattutto i genitori devono capire che i bambini vanno educati a mangiare e non accontentati. L’educazione alimentare fa parte di una educazione generale che spetta ai genitori possibilmente non influenzati dalla pubblicità»

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