L’eccesso di cloruro di sodio (sale) nell’alimentazione attuale è da 10 a 35 volte il fabbisogno. Ma perché il sodio è così pericoloso? Perché il corpo non lo elimina e lo trattiene fra le cellule fino a quando i reni non riescono a filtrarlo. Così immagazzinato irrita i tessuti e le cellule per proteggersi rilasciano acqua, questo porta a gonfiori, ritenzione idrica e perdita di potassio. E allora la pressione arteriosa si impenna.

A lungo termine questa situazione può rovinare muscoli, valvole cardiache, arterie, ossa, dna, stomaco, reni.

Inoltre il consumo elevato di sale stimola la sete, che spesso viene soddisfatta con bibite zuccherate o alcoliche che hanno un elevato contenuto calorico, quindi indirettamente promuove il sovrappeso. Attualmente la dieta degli italiani apporta in media quasi 12 grammi di sale al giorno, superando di dieci volte le reali necessità. Ma se oggi molti adulti consumano troppo sale la motivazione potrebbe risiedere nell’alimentazione fatta loro seguire durante i primi 6 mesi di vita.

A sostenerlo è un gruppo di studiosi del Monell Center di Filadelfia (Usa) che, in una ricerca pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, spiegano che i bambini i quali subito dopo lo svezzamento vengono avviati al consumo di alimenti preconfezionati – che spesso contengono sale aggiunto – hanno una preferenza maggiore per il salato di quanto non facciano i loro coetanei i quali, invece, non hanno assaggiato così presto tali cibi.

Durante lo studio, condotto su 61 bambini testati a 2 e poi a 6 mesi di età, i ricercatori hanno fatto loro assaggiare 3 bevande – semplice acqua, bibita a bassa concentrazione salina e bevanda ad alta concentrazione di sale – per esaminarne le reazioni: e hanno rilevato che i 26 piccoli che già consumavano cibi con sale aggiunto mostravano di preferire sia la semplice acqua che la soluzione salina moderata, mentre gli altri 35 nella cui dieta ancora non erano stati inseriti alimenti con sale aggiunto respingevano entrambe le soluzioni saline, e preferivano bere solo acqua.

A conti fatti, spiegano gli autori dello studio, i neonati esposti al consumo di sale mostrano simpatia per i sapori salati il 55% di più rispetto ai loro coetanei. «I nostri risultati – spiega Leslie Stein, prima firma dello studio – suggeriscono che le prime esperienze alimentari influenzano la preferenza per il gusto salato».

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