L’osteoporosi è una malattia che si previene a tavola

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L’osteoporosi si divide in primaria, tipica della post-menopausa e dell’età senile, e in secondaria causata da malattie non ossee, da farmaci (principalmente corticosteroidei) e sostanze tossiche. In Italia il 23% delle donne ne è colpito a partire dai 40 anni, percentuale che arriva al 50% dopo i 70. La maggiore incidenza della malattia nelle donne con il progredire dell’età è rapportata alla diminuzione degli estrogeni in seguito alla menopausa, anche se non si conosce ancora esattamente come quest’ormone eserciti un’azione protettiva nei confronti dell’osteoporosi.

Una delle ipotesi più accreditate è che gli estrogeni favoriscano l’assunzione del calcio da parte delle ossa e ne inibiscano la loro distruzione, con conseguente perdita di calcio. Gli estrogeni che calano di colpo provocano contemporaneamente un minor assorbimento di calcio a livello intestinale e una minore produzione di calcitonina, l’ormone prodotto dalle cellule parafollicolari della tiroide che controlla il livello di calcio presente nel sangue e stimola il riassorbimento dello stesso favorendone la deposizione nelle ossa.

Con la menopausa la perdita di calcio accelera al ritmo del 3-6% all’anno nei primi cinque anni, per poi scendere all’1% all’anno. A questo ritmo, una donna perde circa il 15% della massa ossea nei primi dieci anni dall’inizio della menopausa e a 70 anni il calo può arrivare intorno al 30%.

L’uomo è più protetto, sia perché ha una certa produzione di estrogeni, sia perché ha un livello di testosterone che dura quasi tutta la vita, che in parte viene convertito in estrogeni. Questo fa sì che dai 50 anni in poi gli uomini perdano lo 0,4% del calcio corporeo all’anno, mentre nelle donne già dai 35 anni la perdita è già il doppio del valore maschile.

Le cause che possono portare all’osteoporosi sono: ridotta assunzione di calcio con la dieta, assunzione di cibi che tendono ad acidificare il sangue e che sottraggono calcio all’organismo per riequilibrarne il corretto pH (cibi raffinati, proteine carnee, ed eccesso di latticini), ridotta attività fisica con carico associato (passeggiate, ballo, ecc), ingestione di bevande con ridotto contenuto di calcio (bevande gassate), ridotta secrezione di estrogeni, stress, riduzione di cibi cucinati in casa ma ricchi di conservanti e preconfezionati, età femminile superiore di 45 anni, menopausa, fumo di sigarette, vita sedentaria, ridotto consumo di latticini, assenza o ritardo di gravidanza e anche di allattamento al seno.

Nella stragrande maggiornaza dei casi, non un solo, ma pù fattori di rischio concorrono nell’insorgenza dell’osteoporosi. Oggi si stima che l’osteoporosi interessi oltre 200 milioni di persone in tutto il mondo. Inoltre, una donna su tre di età superiore ai 50 anni finirà per avere fratture osteoporotiche. Nel 2050, l’incidenza a livello mondiale di frattura dell’anca subirà un aumento del 240% nelle donne e 310% negli uomini. Questi, i dati emersi al recente Congresso Nazionale di Ginecologia in svolgimento al Palacongressi di Montecatini Terme.

Nonostante gli effetti negativi, l’osteoporosi è una condizione che è di frequente sottovalutata e sottotrattata, in gran parte perchè è spesso clinicamente silente prima di manifestarsi sotto forma di frattura: un sondaggio eseguito dal National Osteoporosis Foundation degli Usa ha rivelato che il 75% delle donne di età compresa tra i 45 e i 75 anni non hanno mai discusso di osteoporosi con i loro medici. Mancata individuazione dei pazienti a rischio, mancata educazione sanitaria, e la non attuazione di misure preventive possono portare a conseguenze tragiche.

Da numerose evidenze emerge che la somministrazione di calcio e di calcitonina è poco utile per curare l’osteoporosi, mentre potrebbe essere più utile la somministrazione di estrogeni post menopausa. Ma in realtà basta fare una passeggiata di 15-20 minuti al giorno a passo veloce e consumare molta frutta e verdura, carboidrati integrali e semi oleaginosi come il sesamo (non tostato), i semi di girasole e di zucca e i cibi ricchi di vitamina C (kiwi ed agrumi, con il succo di limone in testa) evitando il più possibile gli integratori alimentari.

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