Se nell’asfalto si inserisce una percentuale di gomma proveniente da copertoni usati, le caratteristiche delle strade migliorano. Innanzitutto il materiale diventa più elastico, e quindi più resistente alle rotture e alla formazione di buche – e questo significa che la durata prima di una eventuale riasfaltatura arriva quasi a triplicarsi rispetto a quello cui siamo abituati. Poi migliorano gli spazi di frenata, per la miglior interazione tra gli pneumatici di automobili e biciclette e il manto stradale. E infine si produce meno inquinamento acustico, perché lo scorrimento della gomma sulla gomma è più silenzioso.
C’è però un problema: il costo, che è maggiore dal 10 al 30% rispetto ai materiali che si usano normalmente. Costo che è solo iniziale, però, visto che poi la durata è triplicata.
Va detto che questo materiale innovativo non è in via di sperimentazione e quindi di là da venire, bensì utilizzato normalmente in diverse nazioni. Negli Usa, per esempio, si è cominciato a usarlo nel 2007 e nel 2009 si sono superati i 10˙000 km di strade asfaltate con il nuovo materiale (ne ha parlato il sito web Eco-News) mentre in Spagna, a causa della crisi economica che ha ridotto le spese della pubblica amministrazione, c’è stata una diminuzione nel 2011 rispetto agli anni precedenti, quando comunque tale tecnologia aveva cominciato a diffondersi.
In Italia, invece, si è ancora alla fase della sperimentazione, portata avanti da un team dell’Università Milano Bicocca (qualche info sul sito web MoebiusOnline). Ma l’utilizzo dell’asfalto gommato darebbe una mano all’economia facendo diminuire i costi di importazione delle materie prime. Nell’ultimo anno, infatti, sono stati dismessi circa 2,5 milioni di pneumatici, per un peso di circa 400˙000 tonnellate (ne ha scritto Antonio Cianciullo per Affari & Finanza dello scorso 22 ottobre) e per stendere 1 km di asfalto gommato ci vogliono circa 9 tonnellate di pneumatici.
Tutto materiale che, se non si riutilizza, è destinato a finire in discarica o in inceneritore.