Il 23 dicembre 2011 una ragazza statunitense di 14 anni, Anais Fournier, ha bevuto 2 lattine da 0,75 litri di Monster, una bibita che appartiene alla categoria degli energy drink. Poche ore dopo è morta per collasso cardiaco. I genitori hanno fatto ciò che si fa in questi casi in America: hanno citato in tribunale l’azienda produttrice della bevanda – e alla riapertura delle Borse il valore delle azioni di Monster è crollato del 40%.
Ma allora gli energy drink uccidono? Secondo i dirigenti dell’azienda è tutto falso. La bevanda è sul mercato da 16 anni con tutti i permessi della Fda, l’agenzia Statale americana che controlla gli alimenti, ed è la prima nel settore particolare di queste bevande con il 39% di penetrazione. Finora ne sono state vendute oltre 8 miliardi di lattine.
Se ci fossero stati problemi, ci si sarebbe accorti, no?
In effetti qualche problema pare ci sia stato. Shelly Burgess, portavoce della Fda, ha parlato di 5 morti sospette dopo aver bevuto energy drink (ne ha parlato il Corriere della Sera online lo scorso 12 ottobre, e altri dati li ha pubblicati Elena Dusi per la Repubblica del 30 ottobre). Saranno pure pochi casi rispetto ai miliardi di litri venduti, ma insomma sono 5 persone morte.
La causa, sembra, è nella quantità di caffeina contenuta in quelle bevande: fino a 350 milligrammi per litro, corrispondenti a più di 5 tazzine di caffè espresso. A quelle concentrazioni gli effetti piacevoli della tazzina di caffè del bar, cioè un blando aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco (che fanno sentire meglio e più svegli) possono provocare extrasistoli cardiache incontrollate. Inoltre il blando effetto diuretico del caffè può trasformarsi in un superlavoro dei reni, con conseguente perdita eccessiva di liquidi.
Gli energy drink, come dice il loro nome, si consumano per avere più energia – e li utilizzano gli sportivi quando si allenano (non in gara perché la caffeina in alte dosi è un prodotto dopante) o anche i ragazzi quando vanno in discoteca, per poter ballare più a lungo.
Quando però il consumo è eccessivo, può diventare pericoloso.
Quanto pericoloso lo ha stabilito la stessa Fda, che nei prodotti alimentare in commercio ha posto un limite alla quantità di caffeina contenuta: non più di 71,5 mg per una lattina comune da 1/3 di litro. Nelle lattine grosse il doppio, come quelle che ha bevuto Anais Fournier, non ci possono quindi essere più di 143 mg di caffeina. Nella Monster ce ne sono 240 mg, e anche altri prodotti, come la Red Bull (che ha 190 mg) vanno oltre quel limite.
Tuttavia quei prodotti non sono fuorilegge: secondo la classificazione della Fda, infatti, non sono alimenti normali bensì integratori alimentari, da utilizzarsi in ambiti e modi specifici. E per quel motivo possono superare le concentrazioni normali.
Bisogna starci attenti.