“Sconcerto e indignazione” per le modalità con cui è stata gestita la chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto.
È quanto esprime il Tavolo Asilo nazionale che punta il dito contro le modalità con cui si sta gestendo la chiusura del centro, il secondo più grande d’Italia: senza tener conto dei percorsi di formazione e di integrazione avviati, senza considerazione per i bambini che frequentavano le scuole, senza soluzioni previste per quanti non avranno più la protezione umanitaria. Dalle operazioni in corso emergono “le contraddizioni e l’inadeguatezza delle misure adottate nella gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati”. “Con brevissimo preavviso, ad oltre 300 persone ospiti del centro, tra cui 14 minorenni, è stato comunicato che saranno obbligate a lasciare la struttura entro il 31 gennaio – ricorda il Tavolo Asilo – I primi trasferimenti fuori regione sono iniziati già ieri e continueranno nei prossimi giorni, senza tener conto dei percorsi d’inclusione, scolastici, lavorativi e di formazione, intrapresi. Tra gli ospiti del centro, inoltre, ci sono uomini e donne ai quali, a causa del trasferimento, sarà impedito di proseguire i percorsi di riabilitazione e di cura per le violenze subite in Libia”. Ci sono circa 150 persone che avevano un permesso di soggiorno per motivi umanitari, ai quali la legge ora non garantisce un’alternativa, che rischiano di finire nella marginalità. Per strada, letteralmente. Dice il Tavolo Asilo: “Facciamo appello al Presidente del Consiglio, al Governo e al Parlamento – oltre che alle istituzioni locali – affinché sia garantita a tutte le persone coinvolte una valutazione individuale dei percorsi di integrazione avviati ai fini del trasferimento in strutture nel territorio e non fuori regione; che sia garantita a tutti i minorenni iscritti a scuola la continuità del percorso di istruzione e che nessuno sia lasciato per strada”. Del Tavolo fanno parte numerose associazioni fra le quali Amnesty Italia, Arci, Asgi, Centro Astalli, Comunità di Sant’Egidio, Emergency, Legambiente, Save the Children, Medici Senza Frontiere.