Sigaretta elettronica: fa male?
Alcune novità dalla ricerca scientifica e tante domande, prima su tutte: la sigaretta elettronica fa male, o no?
Poche certezze e un dibattito scientifico rovente, inasprito da un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine secondo cui il processo di vaporizzazione della sigaretta elettronica favorirebbe la formazione di formaldeide, una sostanza da 5 a 15 volte più cancerogena del tabacco. Ma non è solo per questo che le sigarette elettroniche dividono gli scienziati. In un documento dell’agosto scorso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avanzato forti dubbi riguardo alla loro pericolosità per la salute, scatenando le ire di una parte della comunità scientifica e portando 50 noti scienziati internazionali a firmare una lettera aperta indirizzata all’OMS, in cui si sottolineava la scarsa tossicità delle sigarette elettroniche e la loro efficacia nel favorire la disassuefazione dal fumo, con la possibilità di prevenire migliaia casi di cancro ogni anno. Assieme a Umberto Veronesi, tra i firmatari del documento figura Riccardo Polosa, ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Catania e direttore scientifico della Lega Italiana Anti Fumo (LIAF), considerato l’autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata alla sigaretta elettronica.
Come nasce la sigaretta elettronica?
Messa a punto per la prima volta in Cina, la sigaretta elettronica è un dispositivo che consente di inalare vapore, solitamente aromatizzato, contenente una quantità variabile di nicotina in grado di raggiungere l’apparato respiratorio senza che si verifichi la combustione del tabacco (e, di conseguenza, gli inevitabili danni a essa correlati). Nei fumatori la pratica di aspirare dal cilindretto (“svapare”), che ha in tutto e per tutto la forma di sigaretta, fornisce sia la nicotina di cui necessita l’organismo che ha sviluppato dipendenza (la quantità di nicotina è variabile, all’interno di un mix composto da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze) sia l’esperienza tattile, gustativa e olfattiva che richiama quella della sigaretta tradizionale. Alcuni liquidi da utilizzare con la sigaretta elettronica non contengono nicotina, ma esclusivamente vapore aromatizzato. La sigaretta elettronica non fa altro che scaldare un liquido, composto da glicole propilenico e glicerina vegetale, senza passare dal processo di combustione, ovvero senza apportare né catrame né monossido di carbonio, le due sostanze più nocive prodotte dal fumo delle sigarette. Dietro le mentite spoglie di una bionda, quindi, la sigaretta elettronica ripropone al fumatore le stesse sensazioni rilasciate dalla sigaretta convenzionale, ma con altri danni per la salute. Precisiamo che i dubbi riguardano, prima di tutto, la loro efficacia come strumento di supporto per chi vuole smettere di fumare e la concreta innocuità delle sostanze che le miscele vaporizzate contengono.
A poco più di dieci anni dall’introduzione della sigaretta elettronica – la cui prima diffusione importante, anche in Occidente, risale al 2006 – si può ammettere l’utilità della sigaretta elettronica nel controllare la dipendenza da nicotina dei fumatori. Consente, infatti, di evitare il catrame e i numerosi gas tossici contenuti non solo nel fumo di sigaretta, ma anche in quello di pipa e sigaro. Detto ciò, non è ancora chiaro se la sigaretta elettronica sia uno strumento funzionale per smettere di fumare. E ancora, molti studi hanno indicato nel vapore prodotto dalle sigarette elettroniche la presenza di sostanze che possono essere potenzialmente nocive. Un esempio in particolare? Il glicole propilenico è utilizzato da tempo all’interno dei fumogeni impiegati nell’industria del cinema e durante i concerti ed è considerato generalmente sicuro, seppur alcuni studi suggeriscono che l’inalazione prolungata può sfociare in irritazione delle vie aeree, tosse e (in casi meno frequenti) riniti, ovvero l’irritazione e l’infiammazione della mucosa nasale, e l’asma.
I non fumatori dovrebbero evitare le sigarette elettroniche?
La risposta è affermativa, poiché la nicotina agevola diabete e ipertensione. Allo stesso tempo, le sostanze aromatizzate sono sospettate di esporre l’uomo a rischi per la salute. Dunque, pur non sembrando emergere effetti analoghi a quelli del fumo passivo, il suggerimento è quello di preservarsi: le sigarette elettroniche sono meno dannose di sigarette e simili, ma non totalmente innocue. Piombo, cromo, manganese e nichel, questi sono i metalli tossici che gli scienziati hanno trovato nell’aerosol che inaliamo dalle sigarette elettroniche. Si tratta di sostanze che introdotte cronicamente e in grandi quantità nel nostro corpo sono collegate a danni polmonari, epatici, immunitari cardiovascolari e cerebrali e, in alcuni casi, alla formazione di tumori.
Ma quindi dobbiamo smettere anche con le sigarette elettroniche?
Per dare una risposta a questa domanda, i ricercatori hanno reclutato 56 ‘svapatori’ e hanno cercato tracce di 15 metalli nel liquido presente nelle ricariche e nell’aerosol prodotto. Grazie ai risultati di test passati, che avevano permesso di comprendere che i metalli presenti nelle sigarette elettroniche provenivano probabilmente dalle bobine, gli scienziati hanno dimostrato che anche l’aerosol risultava contaminato.
I metalli tossici che respiriamo.
Tra i metalli presenti in quantità significative, i ricercatori indicano il piombo, il cromo, il nichel e il manganese, quelli cioè più preoccupanti per la nostra salute perché tossici se inalati. Mediamente, la concentrazione del piombo nell’aerosol per esempio risultava di 15 μg / kg, o più di 25 volte maggiore del livello medio nei dosatori di ricarica. Quasi la metà dei campioni di aerosol analizzati risultava contenente concentrazioni di piombo superiori ai limiti consentiti dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA) e sicuri per la nostra salute. Dati simili sono stati riscontrati anche per il nichel, cromo e manganese.
Ma come fanno dalla bobina a raggiungere l’aerosol?
I ricercatori stanno ancora cercando di capire come dalla bobina queste sostanze tossiche riescano a raggiungere l’aerosol e quindi il nostro corpo, quello che possono dirci però è che “i livelli di nichel e cromo trovati nelle urine e nella saliva erano da collegarsi a quelli misurati nell’aerosol e questo conferma che chi utilizza sigarette elettroniche è esposto a questi metalli”. Attenzione però. Non è tutto. Gli scienziati ci fanno sapere che le sigarette elettroniche con maggiori concentrazioni di metalli erano quelle in cui la bobina veniva cambiata più spesso: questo fa pensare che siano quelle nuove a rilasciare più facilmente le sostanze tossiche. Pure l’arsenico. Se il piombo, il nichel, il manganese e il cromo non dovessero essere sufficienti, i ricercatori ci dicono di aver trovato anche livelli significativi di arsenico, potenzialmente molto tossico, ma non si capisce come possa essere finito in questi prodotti. Non si tratta, insomma, di dispositivi da utilizzare con leggerezza.
La sigaretta elettronica fa male ed è davvero rischiosa per la salute? Quali sono gli effetti del cosiddetto “vapore passivo”?
Sono interrogativi che abbiamo ascoltato e continuiamo ad ascoltare quando si parla di sigarette elettroniche, una soluzione per la quale spesso si opta. Perché ci piacciono le sigarette elettroniche? Il successo delle sigarette elettroniche è stato sancito dalla loro doppia funzione: da un lato infatti permettono ai fumatori di mantenere il gesto associato al vizio (tenere in mano la sigaretta) e dall’altro però limita i danni del fumo. Questo non significa però che la sigaretta non sia dannosa per la salute: uno studio infatti ha dimostrato che questi prodotti addirittura danneggiano il DNA incrementando il rischio cancro e di altre malattie cardiache. Il fumo di sigaretta elettronica avrebbe un «potenziale» effetto dannoso sul DNA. Lo segnala uno studio condotto su topi di laboratorio, da un gruppo di ricercatori della New York University School of Medicine guidato da Moon-shong Tang, professore di Medicina ambientale e pubblicato sulla rivista scientifica PNas ( Proceedings of the National Academy of Sciences). Dalla ricerca è emerso che i topi esposti alle sigarette elettroniche presentavano livelli più elevati di danni al DNA nel cuore, nei polmoni e nella vescica, rispetto ai topi di controllo esposti all’aria filtrata. Non solo. Il danno riguarderebbe anche la capacità del DNA di riparare se stesso, rendendo le cellule più suscettibili di mutare e trasformarsi in cancerogene.
In molti, infatti, considerano fumare la sigaretta elettronica “il male minore”, ritenendo insostenibile l’idea di dove addio all’abitudine di tenere la sigaretta in bocca. Fermo restando che i danni provocati dal fumo, attivo e passivo, sono sotto gli occhi di tutti, considerando che attualmente circa due milioni di italiani fanno un uso regolare oppure occasionale di sigarette elettroniche.