Il mondo dei consumi guarda ai “nuovi italiani” come target da conquistare. Punta i riflettori sui cittadini di origine straniera – ma molti sono in Italia da oltre dieci anni – e sui quei giovani nati altrove ma con in tasca il passaporto italiano. Sono oltre sette milioni in tutto, sono in gran parte giovani e giovanissimi, occupati (lavorano quasi otto su dieci) e pronti a spendere con un occhio molto attento al fattore prezzo.
Si parla di “una folla di consumatori, grande quanto sconosciuta”. Mette insieme, cinque milioni e mezzo di cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia e un altro milione e mezzo nato altrove ma con cittadinanza italiana, che insieme rappresentano oltre il 10% della popolazione. Qual è l’identikit di questa nuova Italia? “Quasi il 60% dei «nuovi italiani» ha meno di 44 anni con una quota di over 55enni pari ad appena il 15% sul totale (contro il 44% degli italiani). In Italia in media da oltre 11 anni, in più hanno una conoscenza sufficiente della lingua italiana. Se il 38% è single, il 31% ha famiglia con figli: in media 1,8 figli a famiglia, di cui la metà nata in Italia. Dal punto di vista economico il 77% lavora e nel 45% dei casi ha un lavoro da «dipendente». Il 60% dichiara di vivere almeno dignitosamente: i più agiati sono i cinesi, se la cavano meno bene gli africani. La vita dei «nuovi italiani» è caratterizzata da un difficile equilibrio tra assimilazione e differenziazione”. C’è chi punta ad adeguarsi alla cultura e allo stile di vita italiano, soprattutto fra le persone che vengono dall’Est Europa, e chi invece punta a una maggiore conservazione della propria identità e cultura originaria, specialmente fra i cittadini di origine cinese e di alcuni paesi dell’Africa. “In cima alle preoccupazioni dei «nuovi italiani» c’è la sfera lavorativa e di conseguenza la propria disponibilità economica. La perdita del lavoro infatti rappresenta la paura principale per circa la metà degli intervistati. E rispetto al 2016, l’attesa dei più circa la possibilità di costruirsi un futuro professionale in Italia risulta in calo del 7%. Pensando al futuro, i «nuovi italiani» sono divisi tra chi punta a tornare al Paese d’origine e chi vede il proprio futuro in Italia. Le etnie latino-americane sono le più radicate e propense a rimanere nel nostro Paese con oltre un intervistato su 3 che dichiara di trovarsi «molto bene» in Italia. Cambia tutto però se parliamo di stranieri di seconda generazione. Circa il 10% degli over 18 è nato o ha frequentato scuole in Italia. Si tratta di 700 mila ragazzi e più per cui lo stile di vita italiano esercita un fascino attrattivo decisivo. Con moda, tecnologia e tempo libero in cima ai desiderata fronte consumi. Tra di loro prevale il sentirsi «italiani». E, al pari e forse più dei propri coetanei italiani, sono soliti influenzare i consumi dei genitori”. Spostandosi sul fronte dei consumi, il fattore che risulta decisivo per gli acquisti è il prezzo. Questo fa la differenza in quasi tutte le categorie merceologiche a partire dalla spesa alimentare. Così, “un cittadino straniero su 3 «compra sempre prodotti in promozione» ed è solito «comparare i prezzi scegliendo il più conveniente» (soprattutto tra chi proviene dall’Est Europa). Non solo. Anche i prodotti dei Paesi d’origine hanno il loro peso. Soprattutto tra le etnie asiatiche, tra le più propense a optare per le proprie specialità culinarie”. Luogo preferito per gli acquisti è il supermercato tradizionale, scelto da oltre la metà degli intervistati ma in calo dal 64% del 2016 al 54% del 2018. Seguono, e crescono, i discount, scelti dal 47% rispetto al 43% della ricerca precedente. Da non trascurare, per prodotti quali frutta e verdura, i mercati comunali e rionali. Importante è il fattore tecnologia. “Da sempre un target vicino alle nuove tecnologie complice la necessità di tenersi in contatto con il Paese d’origine, i «nuovi italiani» hanno trovato nei telefoni cellulari (smartphone per il 79% di loro) la risposta più naturale ai propri bisogni. In calo il possesso dei Pc (40% vs 45% del 2016), stabile ma residuale rispetto agli italiani tout court quello dei tablet (15%). Quasi la totalità dei possessori di smartphone utilizza l’app di WhatsApp o altre piattaforme di messaging (da non trascurare WeChat che nella realtà cinese è fortemente utilizzato e si propone anche come piattaforma per i pagamenti). In aggiunta all’accesso ai canali social (Facebook, 58% del totale, YouTube 57%), spicca tra le attività online la realizzazione di chiamate vocali via Internet (fatte e/o ricevute da poco meno del 60% del campione, 2 su 3 di chi si collega ad Internet)”. Si tratta dunque di un target “in costante crescita, giovane e vitale, inserito nei contesti più dinamici e attivi della nostra società. Non solo. Nei segmenti più integrati nel tessuto economico-sociale italiano i parallelismi fronte consumi con la popolazione italiana sono d’obbligo. Vale per le seconde generazioni, ma non solo. Pragmatici e disincantati, i «nuovi italiani» si relazionano in modo molto particolare agli acquisti percepiti quali simbolo tangibile della propria riuscita personale o, ancora, espressione di un nuovo modo di vivere”.