Internet sta diventando il maggior mercato pubblicitario del mondo. In alcune nazioni, come la Gran Bretagna, lo è già (anche se a dirlo è uno che nel web ci lavora: Giorgio Gabrielli, di Msn Advertising) in altre lo sta diventando.
In Italia, rilevazioni Nielsen alla mano (l’ultimo rapporto è stato commentato il 16 aprile scorso da Gabriele Di Matteo su Affari&Finanza) il web è già al 3° posto della raccolta pubblicitaria nazionale dietro a tv e giornali, ma davanti alle radio. Però tutti gli altri media sono in calo, mentre il web ha guadagnato oltre il 10% tra il 2011 e il 2012.
Confrontando i mesi di gennaio dell’anno scorso e di quest’anno, le reti televisive hanno perso il 6,3% (da 342,9 milioni di euro a 321,3), i giornali quotidiani e periodici hanno perso l’11,7% (da 125,3 milioni a 112,2) e le radio hanno perso il 4,3% (23,7 milioni a 22,7). Il web è aumentato del 10,3% (da 40,1 milioni a 44,2).
In cifre assolute la distanza è ancora tanta, perché i 321,3 milioni di pubblicità delle tv sono oltre 7,6 volte quelle di tutto il web. Ci sono però segnali che gli equilibri stiano nettamente cambiando. Il passaggio al digitale terrestre ha moltiplicato le reti televisive disponibili per gli utenti, ma il numero di telespettatori totali sta costantemente diminuendo a vantaggio di altri media, soprattutto internet.
Questo fenomeno, però, sembra sfuggire all’Auditel, che è lo strumento principe di rilevazione degli ascolti tv e che serve agli inserzionisti pubblicitari per scegliere su quale canale investire.
L’amministratore delegato de La 7, Giovanni Stella, pensa che l’Auditel pubblichi dati sbagliati (lo ha detto a Leandro Palestini che lo ha intervistato per la Repubblica dello scorso 5 aprile) e che il motivo possa essere legato al fatto che nel suo Consiglio d’amministrazione siedano troppi rappresentanti di Rai e Mediaset.
Secondo Stella, l’Auditel accredita a La 7 uno share di circa il 3% considerando anche che ci sono zone d’Italia dove il segnale di questa rete non arriva. Gli inserzionisti pubblicitari però non sono scemi e comprano spazi su La 7 come se avesse il 5% – l’agenzia Cairo, infatti, che raccoglie pubblicità per quella rete, dice di aver aumentato del 31% i suoi guadagni. Alla stessa maniera, i dati di ascolto di Sky sono ufficialmente bassi, ma la sua raccolta pubblicitaria è in aumento del 40,9%.
Rai e Mediaset, le privilegiate, invece perdono: la Sipra ha raccolto il 13% in meno di pubblicità per la tv di Stato, Publitalia ha raccolto l’8,1% in meno per il biscione.
Internet è sempre più un affare. Ci sta succedendo sotto gli occhi.