Istat: Cala potere d’acquisto delle famiglie ed è un atteggiamento pericoloso.

Il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente

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Istat: Cala potere d’acquisto delle famiglie ed è un atteggiamento pericoloso.

Secondo i dati Istat resi noti oggi, nel terzo trimestre del 2018 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,3%.

La pressione fiscale è stata pari al 40,4%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A fronte di una variazione dello 0,3% del deflatore implicito dei consumi, il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. “La riduzione della capacità d’acquisto delle famiglie è un segnale pericoloso perché ha effetti negativi sui consumi e sull’economia nazionale”, afferma il Codacons, commentando i dati. “I nostri timori su un peggioramento delle condizioni economiche dei consumatori trovano conferma nei numeri diffusi oggi dall’Istat”, spiega il presidente Carlo Rienzi, “I consumi permangono in fase di stallo con una crescita inconsistente del +0,3%, mentre il reddito disponibile segna un misero +0,1%. Per gli acquisti i consumatori devono quindi attingere ai risparmi, che non a caso risultano in calo del -0,2%”. Un quadro negativo quello disegnato dall’Istat per il terzo trimestre 2018, che deve portare il Governo a lavorare per introdurre misure in grado di aumentare realmente il potere d’acquisto dei cittadini e avere effetti positivi sui consumi ancora del tutto insoddisfacenti”, conclude Rienzi. “Il Paese arretra. Si peggiora invece di migliorare. Il reddito disponibile delle famiglie, che nel secondo trimestre era salito dell’1,1% rispetto al trimestre precedente, ora sale appena dello 0,1%. Bisogna tornare al terzo trimestre 2016 per avere un incremento più basso” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Fino a che il potere d’acquisto peggiora ed i redditi restano al palo, è chiaro che i consumi non potranno ripartire come servirebbe per rilanciare la crescita e si resterà agli zero virgola. Inoltre, dato che i risparmi non si possono sacrificare a lungo, il rischio che si torni in territorio negativo è dietro l’angolo” conclude Dona.

 

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