Niente articolo 18, niente reddito di cittadinanza: lo Stato italiano crea difficoltà ai propri cittadini

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Il reddito di cittadinanza è un concetto di welfare che in Italia non esiste. In sintesi, si tratta di una sorta di salario minimo che viene garantito ai cittadini nei periodi in cui sono disoccupati, e che è in uso in quasi tutte le Nazioni europee con importi mensili che vanno dai 400 ai 1˙000 euro. In effetti solo 3 Stati non ce l’hanno: l’Italia, la Grecia e l’Ungheria (dice Vittorio Longhi su la Repubblica online) e forse non è un caso che le loro economie siano in crisi gravissima, più grave rispetto agli altri Paesi.

Il senso di quel salario è semplice: se i cittadini hanno soldi in tasca, li possono spendere, e l’economia della Nazione può continuare a reggersi, se non a proliferare. Perché se i cittadini non hanno soldi, non li spendono, e allora i negozi si fermano, le fabbriche si fermano… e insomma tutto il sistema economico basato sull’alto livello dei consumi rischia di crollare.

Il dibattito sul reddito di cittadinanza come strumento di politica sociale è vivo in tutto il mondo (qui uno dei tanti siti web dove se ne discute).

Da noi no, sembra un tabù. Addirittura una ministra del governo «tecnico», Elsa Fornero, qualche settimana fa lo ha bocciato come strumento inadeguato per la nostra realtà: «Non si può dare il salario minimo agli italiani – ha detto – o si siederebbero a prendere il sole e mangiare pasta al pomodoro» (uno dei blogger che hanno citato quella frase è stato Riccardo Spiga, su Teleipnosi).

Nelle settimane successive la Fornero ha poi partecipato alla modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello che metteva dei paletti alle aziende che volessero licenziare i dipendenti. La ministra è sembrata d’accordo con un’idea della Confindustria secondo cui se le aziende possono licenziare più facilmente, sono più propense in seguito ad assumere.

E che la questione sia paradossale (se ho già dei dipendenti, perché dovrei licenziarli e poi assumerne altri? non faccio prima a tenermi quelli che ho?) non sembra importare né a Confindustria né tantomeno alla ministra.

In Italia l’unico modo che hanno i cittadini per costruirsi un reddito è avere un lavoro. O una pensione, per maturare la quale hanno lavorato in passato. Se però le aziende licenziano, e in questo sono facilitate dalla demolizione dell’articolo 18, i cittadini non hanno un reddito oggi né avranno una pensione domani.

E di reddito di cittadinanza da noi non si può parlare, perché al governo c’è chi pensa che gli italiani siano un popolo non degno di riceverlo.

Ehm.

Brutta situazione.

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