Molto spesso, quando si deve scegliere come proseguire il proprio percorso di studi, ci si ritrova di fronte ad un bivio: è meglio iscriversi presso una università pubblica, oppure dobbiamo credere al “luogo comune” (sempre che di luogo comune si tratti) che l’Università privata sia più vantaggiosa e prometta posti di lavoro più sicuri e maggiormente remunerati?
E il pagare profumatamente le tasse annuali delle università private costituisce davvero una garanzia in fatto di preparazione e di formazione professionale? Da un lato, è abbastanza palese che le università private abbiano un costo di gran lunga superiore a quelle pubbliche: prendendo ad esempio una delle più rinomate università private in Italia, ovvero l’Università Bocconi di Milano, si può affermare, dati alla mano, che essa sia molto più costosa rispetto ad una qualsiasi altra università di Economia. È anche vero che per la Bocconi, come per molte altre università private e pubbliche, esistono delle agevolazioni finanziarie che permettono di alleggerire di molto i contributi e le tasse universitarie, ma ciò non toglie che il costo dell’università privata sia molto elevato. Dall’altro lato, tuttavia, proprio il fattore economico appare come un motivo in più per supporre che l’università privata sia “migliore” rispetto a quella pubblica: ad una spesa più alta dovrebbe corrispondere una qualità superiore. Inoltre, se è vero che le università pubbliche presentano ambienti generalmente più “liberi” e aperti, è anche vero che all’interno di una università privata, proprio perché il numero degli studenti è minore, c’è il vantaggio di esser “seguiti” dai docenti in maniera più precisa, ottenendo così una preparazione più puntuale e corposa non solo dal punto di vista dello studio, ma anche sotto il profilo lavorativo; mentre in molte università pubbliche gli studenti percepiscono sovente la sensazione di essere in qualche modo “abbandonati” a sé stessi nonostante la presenza di tutor e formatori, ciò non sembra accadere nelle università private, dove tutto si svolge in una modalità molto vicina a quella scolastica. Comunque è meglio non generalizzare troppo, ci sono grosse differenze anche fra i vari atenei privati. Non dimentichiamo infatti le innumerevoli polemiche che da sempre troneggiano in merito ad alcune università private, sempre più spesso considerate come dei veri e propri “diplomifici” spinti dall’interesse del denaro più che da quello formativo; ne è un esempio la polemica sorta in relazione alla laurea in economia aziendale ottenuta da Renzo Bossi in una Università Privata dell’Albania, considerata da Edi Rama, presidente del partito socialista albanese, come una università in cui “si paga per avere un diploma, più che studiare”. Chiarito questo sul piano della formazione, è meglio soffermarsi anche su quello occupazionale. Generalmente si ritiene che la laurea conseguita presso una università privata permetta di trovare un impiego molto più facilmente rispetto ad un titolo accademico ottenuto presso una istituzione universitaria pubblica. Ma questa cosa è vera? Molti adombrano un dubbio che andrebbe chiarito: gli studenti delle università private trovano più facilmente lavoro non perchè sono andati alle private, ma perchè solitamente sono di famiglia ricca e quindi sfruttano i grossi agganci dei familiari per essere assunti una volta laureati. In ogni caso, è statisticamente dimostrato che chi si è laureato in un Ateneo privato ottiene un lavoro più facilmente, spesso anche meglio pagato di chi ha frequentato l’università pubblica, ma ciò che dovrebbe fare la differenza non è tanto il numero di centoni che si spendono per laurearsi, quanto l’impegno e l’intraprendenza che caratterizzano il singolo studente; sono le conoscenze e le capacità quelle che permettono di fare strada nella vita, non i semplici pezzi di carta che attestano il conseguimento dell’agognata laurea. A conti fatti, riteniamo che la scelta di frequentare una Università privata oppure una pubblica debba essere presa valutando la personale situazione economica e la propria propensione allo studio: ogni caso è a sé, e solo una attenta valutazione delle diverse prospettive può essere illuminante per capire a quale istituto affidare l’iter formativo e, ovviamente, il proprio denaro.